Garbatella: il quartiere popolare più bello del mondo

Colore, vivacità, storia, ma soprattutto tanta Romanità. Al quartiere Garbatella è stato affibbiato il titolo di “più bello del mondo” per via del suo aspetto unico e inimitabile. L’architettura dei palazzi è più che centenaria, un’edilizia di lotti operai in cui vive una comunità che rivendica la propria identità. Sempre.

Storia e cultura

La Garbatella nasce ufficialmente nel 1920 da un ambizioso progetto di Ernesto Nathan, dopo circa 20 anni di costruzione e sorge nella zona dei monti di San Paolo.

L’idea urbanistica iniziale era quella di realizzare un canale navigabile parallelo al Tevere che sarebbe servito al trasporto delle merci da Ostia fino al Porto Fluviale. La zona limitrofa a questo porto, conseguentemente, sarebbe stata destinata ad ospitare i futuri lavoratori portuali.

Negli anni ’20 le strutture le banchine dove far approdare i battelli trasportatori vengono completate e proprio nel 1920 viene inaugurato quel quartiere pensato per i dipendenti delle industrie e del porto, pensato dieci anni prima da Nathan.

Ad oggi la Garbatella sembra un piccolo borgo, una zona tranquilla e residenziale che ospita i Lotti, le piccole villette rosse e arancioni adornate da bellissimi giardini. Questa conformazione dava molta dignità alla classe operaia dell’epoca, che diede il via ad una storia di tutela e preservazione di quegli edifici che sono oggi il cuore del quartiere.

Con i suoi tanti localini della movida, ma con un occhio che guarda al passato, Garbatella rimane il posto in cui per strada, la domenica mattina, si può ancora sentire l’odore di bucato dei panni stesi e il profumo degli intingoli che si preparano per il pranzo della festa.

La posa della Prima Pietra

Piazza Benedetto Brin ospita un arco di mura all’interno del quale spicca, in un bianco candido, la Prima Pietra del quartiere.

Fu proprio il Re Vittorio Emanuele III, assieme all’Istituto Autonomo Case Popolari e l’Ente Autonomo per lo sviluppo Marittimo ed industriale di Roma, a posare la pietra che ancora oggi simboleggia la nascita di uno dei quartieri più antichi della città.

“PER LA MANO AUGUSTA DI SUA MAESTÀ IL RE VITTORIO EMANUELE III L’ENTE AUTONOMO PER LO SVILUPPO MARITTIMO E INDUSTRIALE E L’ISTITUTO DELLE CASE POPOLARI DI ROMA CON LA COLLABORAZIONE DELLE COOPERATIVE DI LAVORO AD OFFRIRE QUIETA E SANA STANZA AGLI ARTEFICI DEL RINASCIMENTO ECONOMICO DELLA CAPITALE. QUESTO APRICO QUARTIERE FONDANO OGGI XVIII FEBBRAIO MCMXX” così recita l’inscrizione sulla pietra.

La leggenda dell’Ostessa

L’origine del nome Garbatella sembra essere ancora oggi oggetto di discussione.

Ci sono infatti tre ipotesi che riguardano la nascita dell’appellativo. La prima è di origine puramente scientifica e racconta che il nome fu scelto per richiamare quelle che erano le coltivazioni effettuate nella zona, ossia quelle della vite “a garbata”.

La seconda, più umile e compiacente, prevede che il quartiere fu chiamato in quel modo per via della sua conformazione di “Città-Giardino” all’italiana: abitazioni ampie e luminose, intorno a ciascuna delle quali si estende un piccolo terreno. Questa scelta sembrava valere l’aggettivo “garbata” da cui deriva il nome attuale.

La terza ipotesi, quella più popolare e gettonata, così come narra la vulgata, lega l’origine del nome alla presenza di un’Ostessa di nome Carlotta (o Maria) garbata e bella, benvoluta dai viaggiatori e soprannominata “Garbata Ostella”, successivamente abbreviato in “Garbatella”. L’effige di questo mitico personaggio è rappresentata oggi in Piazza Geremia Bonomelli.

La Città-Giardino diventa il Rione XXIII

Lo stile architettonico che alberga il quartiere prende il nome di “Barocchetto romano”, ovvero la perfetta mescolanza di Barocco, Medioevo, Neoclassicismo e Rinascimento, che danno vita a una visione armoniosa, quasi a ribadire la vocazione della storica Città-Giardino. I vari gruppi di edifici raccontano un passato di importanza sociale oltre che architettonica, sono valsi alla Garbatella il titolo di Rione, che ne riconosce così l’origine storica e la valenza culturale.

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